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Studio Kairos

Racconto zen


Un racconto zen ci insegna come spesso “creiamo una tempesta in un bicchiere d’acqua” “Quando c’è una tempesta gli uccellini si nascondono, ma le aquile volano più in alto” (Mahatma Gandhi) Napoleone Bonaparte diceva: “Liberati dalle preoccupazioni, come ti liberi dei vestiti prima di andare a letto”. In effetti, le preoccupazioni, il rimuginare, il pensare al peggio funzionano come un vero e proprio virus mentale! Generano ansia e stress, influenzano negativamente l’andamento degli eventi, rendendoci persone irritabili incapaci di godere del presente. Perchè ci succede? Perché le aspettative limitano e creano un sistema mentale bloccante che, come una deviazione stradale, non consente il libero sviluppo dei pensieri, delle capacità e dei comportamenti. “Continui pensieri dedicati alla possibilità di una qualsiasi perdita, inducono l’essere umano in una sorta di schiavitù che, a sua volta, alimenta le paure” Buddha spiegava i suoi insegnamenti ai discepoli attraverso le sue parabole. “Molto tempo fa, in una piccola città, viveva un uomo che aveva 250 vacche. L’uomo era molto orgoglioso del suo bestiame e si preoccupava del suo benessere. Si assicurava che potessero crescere ogni giorno libere e che le stalle fossero abbastanza confortevoli. Il latte che otteneva era di ottima qualità e tutti lo lodavano per questo. Tutto procedeva senza problemi, non poteva chiedere di più dalla vita. Tuttavia, un giorno un branco di lupi affamati attaccò una delle vacche e la divorò. Alla sera, quando l’uomo contò il suo bestiame, si rese conto che mancava una vacca. Quindi pensò: – Che disgrazia! Il mio bestiame è incompleto Mentre passavano i giorni, cominciò a trascurare il resto delle mucche. Pensava sempre: – Perché è dovuto accadere proprio a me? Che senso ha avere tutte queste altre vacche? Con questa idea in mente, ossessionato dalla morte di una delle sue vacche e pensando che niente sarebbe mai stato più come prima, condusse il resto del bestiame alla scogliera, a morire.” Cosa ci insegna questa parabola? Anche se il concetto sembra esasperato, non possiamo negare che spesso ci comportiamo come l’uomo della storia. Spesso, anche se inconsapevolmente, ci trasformiamo negli architetti della nostra sfortuna. Quante volte ci è capitato di amplificare un problema che poteva essere molto più piccolo rispetto a quello che lo abbiamo fatto diventare? In altre parole: creiamo una tempesta in un bicchiere d’acqua. Ci sono persone che sembrano essere indenni da qualunque situazione. Si tratta di fortuna o magari di individui speciali? Certo che no! Sono semplicemente persone che hanno imparato a non farsi travolgere dalle avversità, dallo stress. Magari hanno anche loro attraversato un periodo davvero buio ma poi hanno imparato a mantenere una lucidità interiore che permette loro di non perdere di vista il senso della propria vita. Ovviamente, queste persone riescono meglio degli altri ad adeguarsi alle situazioni, anche le peggiori; in effetti hanno imparato a cogliere le opportunità che si profilano davanti a loro. Purtroppo la maggior parte delle persone si concentra maggiormente sugli eventi negativi e li ricorda in modo più dettagliato. Infatti, si è visto che il nostro cervello processa in modo relativamente diverso le informazioni positive e le negative. Quando veniamo coinvolti da un evento negativo indossiamo subito dei paraocchi che impediscono di vedere e analizzare ciò che ci accade intorno. La mente, infatti, tende a focalizzarsi su una specifica azione (nel caso della parabola la perdita di una vacca), scartando tutto il contesto intorno a sè (il pastore ha ancora 249 vacche di cui prendersi cura): letteralmente non lo vede, non lo considera. Il pastore, con la mente intasata dalla perdita singola, non riesce ad andare oltre al punto di lasciarsi andare a un destino peggiore. La stessa cosa può valere per ognuno di noi: se non siamo in grado di vedere gli eventi nella giusta prospettiva, possiamo cadere nella nostra stessa trappola e condannarci all’infelicità che cerchiamo di evitare, immergendoci in un circolo vizioso di ruminazione. Ti comporti come il personaggio della storia ogni volta che: - ti concentri esclusivamente sulla perdita e non sei pertanto in grado di vedere le possibilità che hai ancora a tuo favore; - lasci che la negatività prenda il sopravvento su di te, così finisci per vedere il mondo grigio; - pensi che il dolore, l’angoscia e la sofferenza che sperimenti per un evento vissuto non passeranno mai; - ti focalizzi sugli eventi che confermano la tua visione negativa dei fatti, scartando il resto. Se sei stanco di comportarti come il personaggio della storia, dovrai agire su tre livelli: emotivo, razionale e comportamentale. Cercare di nascondere o sopprimere le emozioni non serve. Devi invece prendere nota delle stesse, chiamarle per nome e, soprattutto, essere consapevole del loro impatto. Non è sempre facile, perché a volte possiamo negare di sentirci arrabbiati o tristi. Finché non riconosciamo come ci sentiamo continueremo ad essere controllati dalle emozioni. Tutte le emozioni hanno valore e non dovremmo giudicarle, solo riconoscerle e capirle. Il secondo passo consiste nel ristrutturare il pensiero alle potenzialità, invece di concentrarti esclusivamente sulla perdita. In terzo luogo, è fondamentale assicurarci che stiamo facendo i passi nella giusta direzione. Per uscire da qualsiasi situazione difficile è necessario agire, per non restare bloccati nella sofferenza.


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