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  • Studio Kairos

Il viaggio come terapia


Viaggiare significa cambiare, cambiare luogo, cambiare sguardo, cambiare idea… e quindi anche scoprire, scoprirsi, guarire. Andare verso una guarigione profonda, che e’ armonia. Non e’ un caso che Ippocrate strappasse i malati alle proprie famiglie e li mandasse su un'isola. Ippocrate, padre della medicina moderna, è conosciuto soprattutto per il noto giuramento che ne porta il nome, per la teoria umorale, e per le innovazioni introdotte nel mondo medico quali la diagnosi, la prognosi e la cartella clinica. Ma un’altra cosa per cui dovrebbe essere noto è il fatto che quando un paziente era intenzionato a guarire da una malattia, la terapia non era mai solo questione di medicine e dieta, ma soprattutto di allontanarsi dal luogo, e quindi dal contesto, che ha generato la malattia, almeno temporaneamente. Questa è la prima testimonianza, o il primo accenno al valore terapeutico del viaggiare, dello spostarsi, dell’altrove, quello che talvolta viene definita dromoterapia, dal greco "dromos", corsa/viaggio. Una malattia, un problema o un disagio, che appaiono nel corpo o nella mente di una persona, sono la manifestazione, molto spesso, di una disarmonia non solo individuale ma anche sociale, di un contesto squilibrato e di un non funzionale gioco di pressioni. Un ambiente fisico e sociale, un tipo di routine, rappresentano un equilibrio di forze, e se una persona partecipa a questo equilibrio subendolo, spesso traduce inconsciamente tutto ciò in un malessere fisico o psicologico. Distanza aiuta a capire: Un altro aspetto importante del viaggio, non è solo la presenza di nuovi stimoli che provocano nuove reazioni (e quindi nuove scoperte interiori), ma anche l’assenza delle pressioni consuete, pressioni familiari, lavorative, sociali, pressioni che riusciremo a valutare da una giusta prospettiva, capendo quali legami e pressioni possiamo e vogliamo reggere e continuare a portare avanti, e quali invece sono più deleteri, meritevoli di essere lasciate alle spalle. Viaggiare ci dà la possibilità di scoprire ogni giorno nuove prospettive per affrontare la realtà della propria vita: ciò che in un paese è considerato terribile in un altro è socialmente accettato, ciò che in un posto fa piangere in un altro fa ridere. In questo modo scopriremo che quello che credevamo di noi stessi spesso è un agglomerato di convenzioni, e che il nostro vero sé è al di là di esse, che esse possono essere strumenti da padroneggiare con i quali giocare e non qualcosa di stabilito una volta per tutte, una gabbia alla quale apparteniamo. Viaggiare spinge a superare molte paure e ad allontanarsi da tanti turbamenti. Questo nuovo approccio fa cambiare prospettiva su molti aspetti della vita, come ad esempio, la solitudine, che diventerà un'utile amica, e dalla quale non scapperemo più: quando la si fugge ci si circonda di persone e circostanze che alla lunga spingono alla disarmonia e di nuovo al bisogno di allontanarsi. Ci renderemo conto di cosa è davvero indispensabile e di cosa è effimero. I gradi di difficoltà di un viaggio: È importante, quando utilizziamo il viaggio come terapia, stare attenti a scegliere un viaggio adeguato alle proprie necessità e in linea con i reali bisogni della persona: il mondo è vasto e offre esperienze di varia intensità: se si sceglie un viaggio al di là delle nostre capacità, l’esperienza può essere pessima e indurre più inquietudine di quanta ne curi.


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